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17/11/2011 | permalink |
La cucina di casa è....Buona Cucina |
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Si sta svolgendo in questi giorni, a Imola, l’annuale rassegna enogastronomica e culturale “Il Baccanale 2001.
L’edizione di quest’anno porta il titolo “Sapori d’Italia” perché dedicata ai 150 anni dell’Unità nazionale ed anche alla ricorrenza del centenario della morte di Pellegrino Artusi, considerato a ragione l’unificatore della cucina italiana.
Giuliana Saragoni è stata invitata, mercoledì scorso, a partecipare ad una conferenza che rientrava nella serie di iniziative previste ed aveva per tema la “cucina di casa”. La conferenza era promossa da “Casa Artusi” di Forlimpopoli che, in questa occasione, si affianca all’organizzazione imolese del Baccanale.
Giuliana è stata scelta perché ritenuta fra le più valide interpreti della cucina domestica, tanto cara all’Artusi.
Nel corso della serata è stato proiettato un cortometraggio, opera recente del regista Mauro Bartoli e che ha per titolo “Pellegrino Artusi: l’Unità d’Italia in cucina”, nel quale alcuni eminenti personaggi legati al mondo della storia della gastronomia ed anche alla cucina attuale, hanno raccontato la vita e il pensiero dell’Artusi espresso nel suo conosciutissimo libro “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” che non tratta di sole ricette, ma anche di considerazioni sulla diversità “delle cucine italiane”, diversità che costituisce la vera peculiarità del nostro patrimonio gastronomico.
A seguire, Massimo Montanari , uno dei maggiori studiosi di storia dell’alimentazione a livello internazionale, ha approfondito il concetto di cucina casalinga, di memoria, di cultura popolare e per questo ha scelto di parlarne con Giuliana presentandola così: - Niente esperienze presso chef stellati o importanti tavole europee, ma uno stage durato tutta una vita sotto l’occhio vigile di papà Cecco e mamma Diva. Questo percorso fa di Giuliana Saragoni un’interprete unica della cucina del territorio come lo può essere solo chi, quel territorio, lo ha vissuto da sempre. E non si tratta di un territorio qualsiasi, ma dello splendido Parco delle Foreste Casentinesi oasi di relax e paradiso per gli escursionisti. Giuliana Saragoni dirige, infatti, insieme al marito Moreno Balzoni, la “Locanda Al Gambero Rosso” a Bagno di Romagna.
Giuliana ha contribuito parlando della sua esperienza, che dura ormai da oltre quindici anni, ed ha spiegato come si può fare cucina “di casa” anche al ristorante, dialogando sul tema con Massimo Montanari davanti a una incuriosità platea di amanti della cucina.
“Giuliana – ha poi spiegato il marito Moreno – ha imparato tutto stando in cucina a osservare la madre. La cucina del Gambero Rosso e’ prettamente territoriale, e in questo siamo categorici. Rispetto per la tradizione, anche se la cucina delle montagne tosco-romagnole ha dovuto sempre fare i conti con la parsimonia e le tristi condizioni sociali. Eppure questa cucina, di tono domestico e popolare, può essere riproposta oggi con gradevolezza sempre che la liberiamo dal riferimento alla “povertà”. Si possono fare oggi piatti piacevolissimi intrinsicamente “ricchi” di valori, di sapori, di ricordi e di emozioni che non sempre si riscontrano nella cosidetta “grande cucina” dei giorni nostri. Le nostre materie prime si rifanno quasi esclusivamente alla nostra valle, senza concessioni ai prodotti o alle preparazioni di provenienza esotica o ‘globalizzata’”.
Nei giorni precedenti, Giuliana si era recata a Casteggio, in provincia di Pavia, a ricevere il Premio “Buona Cucina” a cura del Touring Club Italiano. Ennesimo riconoscimento che da anni qualifica la sua “particolare” cucina fra le più meritevoli della Regione, soprattutto in virtù dell’ottimo rapporto qualità-prezzo.
Settimana, quindi, piena di soddisfazioni per il Gambero Rosso.
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02/11/2011 | permalink |
Chi si loda, s'imbroda...nei cappelletti |
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I riconoscimenti piovutici addosso negli ultimi tempi confermano, anche quest’anno, che il nostro lavoro continua ad avere apprezzamento e questo, come ben si può immaginare, alimenta la nostra passione e ci stimola ancora come se fossero i primi tempi.
Vedere suffragato dalle guide il nostro locale, che viene posto ai vertici della ristorazione di stampo tradizionale nella tipologia, a noi congenita, di trattoria, ci inorgoglisce al punto che, forse in maniera un po’ ostentata (ma chi non lo farebbe?), esibiamo i “distintivi” dei Tre Gamberi e della Chiocciola.
Ma un ulteriore piacere ci giunge a una settimana di distanza dalle premiazioni di Milano dove Slow Food ha scelto di onorarci con la “chiocciola” insieme ad altre 224 osterie.
Su “Repubblica” di domenica scorsa, un resoconto a due pagine di Licia Granello sull’evento milanese di Slow Food, sottolinea l’importanza della cucina tradizionale e raffigura gastronomicamente l’Italia suddivisa in regioni.
Per ogni regione viene indicato il locale che interpreta al meglio un piatto della tradizione.
Quale sarà la trattoria che, secondo Repubblica e Slow Food, meglio rappresenta l’Emilia-Romagna?
Ebbene sì, siamo noi del Gambero con i nostri “Cappelletti”.
Può darsi che qualcuno pensi al detto – “Chi si loda s’imbroda”.
Perdonateci, ma per noi che ci “imbrodiamo” (nei nostri cappelletti), sono giorni questi in cui lavoriamo con lena e…..la sera andiamo a letto contenti.
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